Agorà
Il lavoro rappresenta una tappa fondamentale nel mio percorso artistico. Il segno che prima era ricamato su tela adesso diventa essenza autonoma, si libra nello spazio, sospeso nel vuoto sfida la forza di gravità. Esili fili di cotone assumono una posizione eretta, divenendo forme e volumi. Linee lunghe e continue nascono dalla terra, respirano in un mondo nuovo, mentre al suolo, fili ingarbugliati creano un tappeto liquido, dando forma ad un mare da cui emergono faticosamente corpi svuotati. Il lavoro riflette sulla condizione umana in cui versa l’uomo contemporaneo e soprattutto sull’incapacità di comunicare attraverso l’uso della parola. L’Agorà rappresentata in questo lavoro è differente dalla piazza dell’antica Grecia. Le nostre piazze non sempre sono luoghi dove si ha la possibilità di intrattenersi in discorsi o in relazioni sociali, ognuno nonostante sia in mezzo agli altri è solo, rinchiuso nei propri dispositivi elettronici, chiuso nel proprio mondo. Ogni figura rappresenta l’essere umano ridotto all’essenza di una linea, visto nella condizione più intima, svuotato da tutti i valori fondamentali che ormai sembrano averlo abbandonato. Alcuni hanno lo sguardo perso nel vuoto, altri avanzano a capo chino, attorcigliati l’uno all’altro. Molti gridano e ogni urlo è rivolto a chi è attorno. D’altronde la vita nasce con un urlo… Pensiamo al pianto del bambino appena uscito dal grembo della mamma, la vita umana è affermazione di presenza, ha senso solo se è in rapporto con gli altri, è desiderio di avere un posto nel mondo. Lo spettatore assiste a un caos silenzioso, le urla tentano di rompere la bolla in cui ognuno di noi è rinchiuso, ma purtroppo molti rimangono indifferenti, molti ormai sono a terra facendosi trasportare dal flusso eterno degli eventi. Nell’urlo delle figure si percepisce il tentativo estremo dell’uomo di riconquistare la possibilità di comunicare con l’altro attraverso l’uso della parola. Dalle grandi bocche spalancate si sprigiona tutta l’intima insoddisfazione dell’uomo contemporaneo.